“Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità”

Mi è tornato in mente un episodio carino che ho vissuto sul posto di lavoro. Non solo è piacevole ricordare l’aneddoto, ma anche il fatto che all’epoca avevo 20 anni.

 

Anno 1983. Ero agli esordi con le mie esperienze di lavoro e collaboravo come dattilografa assunta a tempo determinato, per la durata dell’evento, nella Segreteria della Biennale Internazionale dell’Antiquariato fiorentina, all’epoca ospitata dal rinascimentale Palazzo Strozzi. Un evento e una location niente male… tutto così importante ed io così alle prime armi!

 

Ogni giorno imparavo qualcosa di nuovo in ufficio insieme alla mia collega, coetanea e con le mie stesse mansioni. Rispondevamo spesso anche alle numerose telefonate che nei giorni precedenti l’inaugurazione arrivavano di continuo.

 

Dopo pochissimi giorni si presentò una mattina ingarbugliata d’impegni per il mio capoufficio e di telefonate ne arrivarono davvero tante. Ricordo che proprio quel giorno ero sola ed era assente anche la segretaria “anziana”, dunque a rispondere c’ero soltanto io e tutti, famosi antiquari ecc., volevano assolutamente parlare con lui.

 

Dopo qualche telefonata passata, mi proibì un tantino seccato di passargli ulteriori chiamate e con il suo vocione mi disse: “Signorina! Non mi passi assolutamente più nessuna telefonata fino a nuovo ordine! Nemmeno se dovesse chiamare il Presidente della Repubblica!”.

 

In effetti a volte si dice così, tanto per dire. E io, pensando di averla combinata grossa e un tantino intimorita, avevo capito benissimo cosa voleva dire. Quello era un ordine. Niente più chiamate.

 

Iniziai a fare da filtro, prendendo nota dei messaggi da riferire e ad un certo punto squillò nuovamente il telefono e una voce maschile molto affascinante come se fosse un doppiatore di grandi attori, mi disse di essere il segretario particolare del Presidente della Repubblica Sandro Pertini… !!!

 

La mostra era sotto l’alto patrocinio della Presidenza della Repubblica ed era prevista una visita di Pertini in persona. Il suo segretario doveva parlare con il mio capoufficio per comunicazioni in tal senso.

 

Non sapevo se andare nel pallone o se mettermi a ridere. Ripensando al tono autoritario del divieto di passare anche eventuali telefonate presidenziali, risposi imbarazzata che era impegnato in un’importante riunione, il che, effettivamente, era la verità.

 

Mentre mi aspettavo una reazione infastidita o quantomeno sorpresa, dall’altra parte la voce hollywoodiana mi chiese con tono gentilissimo e un tantino divertito chi io fossi.

 

Appena seppe che ero la dattilografa disse ancor più divertito che poteva senz’altro lasciar detto a me. Era sicuro di ciò. Io lo ero un po’ meno. Mi recitò brevemente un messaggio augurale del Presidente che non poteva essere presente all’inaugurazione, ma che sarebbe giunto in visita successivamente e mi comunicò la data.

 

Gli dissi, con un imbarazzo che non voleva passare, che avevo capito tutto benissimo, che avevo preso nota e che avrei riferito quanto prima al mio superiore e che mi dispiaceva ancora se non avevo potuto passarglielo al telefono e…

 

E mi chiese sempre più divertito e gentile quanti anni avessi. Quando seppe la mia età e che occupavo quel posto di lavoro da pochissimi giorni mi augurò una buona giornata e buon lavoro mentre sentivo che ormai quasi rideva mentre mi stava salutando.

 

Finita la conversazione mi chiesi se il mio capoufficio si sarebbe arrabbiato di più per avergli passato la telefonata o per non avergliela passata. Stavo per scoprirlo. Dopo un po’ uscì dalla sua stanza e con tutta la sua corpulenza me lo trovai davanti e mi chiese se l’aveva cercato qualcuno. “Dunque, l’antiquario Tizio e anche quello Caio, il Signor Pinco e la Signora Pallino e anche una telefonata dal Quirinale… il Presidente Pertini le manda a dire che… ecc. ecc…”. Ad essere sincera ciò che provavo mentre riferivo i messaggi era più divertimento che timore.

 

La sua espressione me la ricordo ancora. Seguirono attimi di silenzio e, mentre contavo i secondi in attesa di una sua probabilissima reazione non proprio positiva, lui iniziò con tono serio e mi disse: “Signorina… vedo che mi ha preso proprio alla lettera!”.

Dopo quei puntini di sospensione già aveva iniziato a sorridere e sono sicura che durante quei tre puntini deve essere successo questo nei suoi pensieri:

1° puntino: “Adesso mi sente!”

2° puntino: “Accidenti, però le ho detto proprio io di non passarmi neppure il Presidente!”

3° puntino: “E va bene sorrido…”

Decise che doveva essere assolutamente coerente con se stesso. Ottima scelta. Non poteva certo dare un cattivo esempio contraddicendo le sue stesse parole. Non sarebbe stato più molto credibile in futuro… E detto ciò tornò nella sua stanza e mi disse di non disturbarlo ancora perché doveva fare una telefonata a Roma, al Quirinale…

 

Ma non è finita. L’aneddoto presidenziale proseguì anche qualche tempo dopo, il giorno della visita del Capo dello Stato. Quella mattina appena giunti in ufficio c’era un gran via vai di pezzi da 90 delle varie istituzioni e a me e alla mia giovanissima collega venne ordinato, al passaggio del Presidente nelle sale espositive, di prendere posto fra una transenna e il muro e di non infastidirlo per nessun motivo cercando di avvicinarlo.

 

Mentre Pertini stava visitando i vari piani accadde che l’ascensore si bloccò, ma solo per qualche istante, con lui a bordo. Fu riaperto quasi subito e fecero tutti uso delle scale. Si creò un certo nervosismo nell’aria, ma lui era tranquillissimo e allegro come sempre quando lo vedemmo entrare nel salone dove eravamo transennate in un angolo.

 

Si avvicinava sempre più e, a sorpresa, si staccò dal gruppo di accompagnatori e di guardie del corpo e di sua iniziativa si diresse verso di noi con passo svelto, dicendo: “Ma che bella gioventù fra tutte queste antichità! Chi sono queste due care ragazze?”.

E ci tese la mano al di là di quella transenna. Mentre ce la stringeva volle sapere la nostra età e il nostro incarico all’interno della Mostra. Entrambe 20 anni e dattilografe.

 

“Ah! 20 anni… 20 anni! Care! Brave, brave, buon lavoro!”.

 

Grande Sandro… quanta nostalgia di persone e soprattutto di politici come lui!

Indro Montanelli di lui diceva: “Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità

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Sogno infinito

Ti aspetto

perché uno sguardo c’innamora l’anima

e la vita ha scopo in un sorriso

allegro volo che illumina il viso.

I baci sono l’aria

la pelle è calore

i pensieri si cercano

e si fondono

le parole danzano

e i corpi si stringono

mentre i cuori ballano.

Un soffice fuoco ci scalda le labbra

e accende una forza d’amare

che è un brivido eterno

tremore stupendo

profumo nel vento.

Ci perdiamo nell’immenso degli occhi

e le carezze

suonando musica di pelle

scoprono la gioia di indovinare i desideri.

Siamo battito di cuore

sangue che scorre

seme nella terra

luce nel buio

pausa nel tempo

segreto che si svela

parole in un libro

sapore nel sale

gusto nello zucchero

tepore nel gelo

primavera nella neve

musica nel silenzio

pace nel caos

abbraccio nella notte

certezza nell’ignoto

fantasia che si realizza

desiderio e piacere

inizio senza fine.

Siamo poesia in una parola

incendio in una scintilla

sole in una fiammella

mare in una goccia

vento in un soffio

sinfonia in una nota

universo in un atomo

eternità in un attimo

paradiso nell’anima.

Siamo acqua e sete

cibo e fame

aria e  respiro

e le nostre mani unite

le dita intrecciate

sono tutto per sempre.

Mille cose sei tu

e devo dirtele tutte perché

sei l’infinito qui con me

e un sogno quando mi manchi.

Ti aspetto.

 

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Segnalazione di merito – XXXIX Edizione del Concorso Internazionale di Letteratura “Premio San Valentino” – Terni, 3 maggio 2009