L’ornitorinco un pochino fa incazzare

Avete presente l’ornitorinco? Sicuramente sì, ma come promemoria può servire un’immagine dello strano animale.

 

74f444ba89730e28f93325f5e08e9b18.jpgPuò risultare certamente bizzarro, anche simpatico volendo, ma certamente non bello. Su di esso non è difficile andarsi a cercare notizie dettagliate, dunque eviterei di fare un trattato approfondito di zoologia. Farò solo dei cenni qua e là perchè il discorso porta necessariamente a farli.

In un periodo abbastanza creativo e curioso della mia vita, intorno al 1997, uscì un libro di Umberto Eco, Kant e l’ornitorinco. Lessi una recensione su una rivista e la cosa mi interessò molto… la filosofia, le scienze cognitive, l’ornitorinco che mette in crisi le teorie della conoscenza… Decisi di comprarlo per leggerlo, incurante del commento dello stesso autore sulla rivista. Eco avvertiva che il libro era prevalentemente per addetti ai lavori o per lettori con  profonde conoscenze filosofiche e semiotiche, però questa storia sull’ornitorinco mi attrasse e così feci un tentativo fidandomi troppo dei miei studi liceali di filosofia.

 

Devo dire che ho dovuto dare ragione ad Eco perchè il libro non riuscii a leggerlo tutto. Dopo alcune pagine mi arresi rendendomi conto di non capire ciò che leggevo. Allora presi a sfogliarlo in cerca di capitoli più comprensibili, e qualcosa qua e là risultò più alla mia portata. Solo qualcosa però, perchè in effetti il libro è decisamente difficile da capire interamente senza quelle famose conoscenze approfondite. Dopo aver appreso alcuni concetti qua e là, riposi poi il libro in un cassetto.

 

Ogni tanto mi ritorna in mente l’ornitorinco e ho cercato quel libro fra le mie cose. Ho ridato un’occhiata alle pagine allora incomprensibili e lo sono tuttora, e quei pochi frammenti di libro che ho capito mi interessano sempre.

 

Chissà se un giorno riuscirò a leggerlo tutto capendolo, dizionario alla mano, libri di filosofia a portata di consultazione e preventivo approfondimento sulla semiotica che il mio vocabolario definisce così: termine della logica contemporanea per indicare la teoria generale dei segni linguistici.

Troppo poco però per capire. In più, oltre ad Eco, ci si mette pure Kant, un osso duro già al liceo… J  

Comunque, bignamino alla mano, rispolverando Kant trovo che la sua filosofia è detta criticismo in quanto si contrappone al dogmatismo cioè all’accettazione passiva di idee o concezioni senza prima interrogarsi sulla loro effettiva consistenza e validità. E questa cosa mi piace, per forza mi piace, forse allora Kant l’avevo capito e non me n’ero accorta perchè anch’io penso questo… J Ma  non è tutto così semplice come sembra. Eh no, troppo facile!

 

Nella sua Critica della ragion pura si parla di analisi a priori prima dell’esperienza e giudizio sintetico a posteriori dopo l’esperienza… eh già… e poi di spazio e di tempo dove lo spazio è la forma del senso esterno col quale noi percepiamo le cose una accanto all’altra e il tempo è la forma del senso interno col quale noi avvertiamo i nostri stati d’animo uno dopo l’altro.

 

Non è poi così difficile… adesso un bel respiro… J… andiamo avanti.

 

Poi Immanuel si sbizzarisce con l’analitica trascendentale, prima parte della logica trascendentale, dove si prendono in esame i concetti puri del pensiero, le forme a priori con le quali si organizza il materiale conoscitivo già acquisito con la sensibilità e lo si unifica in categorie.

 

Poi, tanto per parlare del più e del meno, si passa alla dialettica trascendentale, seconda parte della logica, dove Kant analizza i processi di formazione delle idee  (anima – mondo – Dio) gulp!! da parte della ragione. In sintesi nella sua Critica della ragion pura si parla di limiti della ragione che non può spaziare al di là dell’esperienza sensibile.

 

Tutto questo nel 1781. Nel 1788 passa alla Critica della ragion pratica e affronta il problema morale affermando invece che la ragione stessa, con la volontà, deve condizionare il comportamento umano proprio perchè si pone al di fuori  e al di sopra dell’esperienza sensibile. L’uomo però non è solo razionalità ma anche sensibilità con desideri, passioni, appetiti ed occorre libertà di scelta fra soddisfare le inclinazioni sensibili o obbedire alla ragione. Questa libertà rende possibile la morale e non c’è moralità se non c’è libertà. L’uomo giunge alla virtù in quanto non si propone altri fini o premi per il suo comportamento se non la morale stessa, dunque la moralità è premio a se stessa.  L’uomo virtuoso si sente degno anche di felicità, ma purtroppo felicità e virtù non sempre sono congiunte nella nostra esperienza terrena. Per poterle pensare unite, l’uomo ha bisogno di una ragionevole speranza nell’immortalità dell’anima. Tombola!

 

Sempre seguendo il mio bignamino, arriviamo al 1790 con la Critica del giudizio che si occupa del sentimento che si instaura fra noi e gli oggetti che giudichiamo. Kant definisce il giudizio estetico e teleologico. Il giudizio estetico concerne il bello e si produce quando fra noi e l’oggetto che giudichiamo nasce un sentimento di armonia. All’analisi del bello segue quella del sublime. Contrariamente al bello che sorge dall’armonia tra soggetto e oggetto contemplato, il sublime scaturisce dalla percezione di una sproporzione straordinaria tra l’oggetto contemplato e le possibilità conoscitive del soggetto (per esempio quando guardiamo una montagna molto più alta di noi o assistiamo ad un uragano molto più forte di noi).

Il giudizio teleologico ci porta a credere in una finalità nel mondo della natura e sentiamo che deve esserci un principio, un autore intelligente, Dio, che governa il mondo della natura. E con questo abbiamo fatto un piccolo ripassino perchè c’è veramente da perdersi per una che l’ha studiato solo un po’ al liceo per di più…. 25 anni fa!! Help!!…..J

 

Ma lasciamo da parte momentaneamente la parte semiotica e filosofica, in attesa e nella speranza di colmare le lacune, e occupiamoci dell’animaletto in questione, l’ornitorinco.

 

L’introduzione del libro inizia con “Che cosa c’entra Kant con l’ornitorinco? Nulla“. Non male vero? J E prosegue: Di che cosa parla questo libro? Oltre che dell’ornitorinco, di gatti, cani, topi, cavalli, ma anche di sedie, piatti, alberi, montagne e altre cose che vediamo tutti i giorni, e delle ragioni per cui distinguiamo un elefante da un armadillo e per cui di solito non scambiamo nostra moglie per un cappello...” … Perfetto! Ce n’è abbastanza per incuriosirsi.

 

L’ornitorinco viene scoperto in Australia a fine Settecento e subito si pensa, nel 1799, quando ne viene esaminato un esemplare impagliato, ad uno scherzo perchè lo strano animale pare fatto con pezzi di altri animali. Quando si capisce che è un vero e proprio animale, la scoperta  mette in crisi la comunità dei naturalisti ed inizia una lunghissima discussione sull’ornitorinco. Quando la discussione inizia, Kant è già in fase di obnubilamento mentale e quando finalmente si decide che l’animale è un mammifero che depone uova, Kant è già morto da ottant’anni. Ecco perchè Kant non c’entra nulla con l’ornitorinco. Pensate, uno si obnubila e poi si perde l’ornitorinco! J

Nel libro Eco fa un esperimento e decide che cosa avrebbe fatto Kant di fronte all’ornitorinco, tanto per non farsi mancare nulla, e pare che l’incontro col paradossale animale avrebbe messo più in imbarazzo Aristotele piuttosto che Kant. E qui c’è davvero da incasinarsi di brutto, quindi forse è meglio riportare il discorso sul buffo animaletto.

Oddio, più che buffo direi che è spiazzante: un quadrupede con pelo e coda da castoro, ma con il becco liscio come un uccello, lingua rugosa al posto dei denti e zampe palmate e artigliate; nuota come un pesce ed è oviparo, ma viene a galla per respirare come le testuggini e come un mammifero allatta i piccoli con mammelle però prive di capezzoli ma dotate di ghiandole che secernono latte che viene assunto leccandolo, anche perché col becco non sarebbe possibile la suzione; i maschi sono dotati di speroni sulle zampe posteriori e di un pene con orifizio esterno dotato di diverse aperture in modo da fare una specie di doccia di seme, mentre le femmine hanno un ovidotto che non forma un utero ma una canale col triplice scopo riproduttivo, urinario e intestinale, come negli uccelli e nei rettili.

Fortunatamente non vola. Insomma, forse sarebbe stato davvero troppo! Sì perché l’ornitorinco, per quanto simpatico e singolare, effettivamente un pochino fa incazzare specie quando ti guarda… Ammetto che essere guardati da un ornitorinco non credo capiti spesso e a molti, ma nel caso capitasse, la persona osservata si accorgerebbe che la bestiola ha pure degli occhi che paiono quasi umani con uno sguardo che sembra prendere in giro. Secondo me se la ride sotto i baffi (che per fortuna non ha!!!) mentre tutti si domandano se è lui che è stato fatto con pezzi di animali oppure se sono tutti gli animali che sono stati fatti con pezzi suoi.

Alcuni aspetti della natura sono davvero affascinanti J