Il Postino

Ci sono stati, ci sono e ci saranno molti attori bravi, ma quando senti che a qualcuno di loro vuoi bene anche senza conoscerlo personalmente, allora ci dev’essere qualcosa di molto speciale che fa la differenza. Ce ne sono due ai quali voglio bene. Sono entrambi italiani. Uno lo prenderei in braccio e mi piacerebbe un giorno anche solo stringergli la mano… e presto ve ne parlerò. L’altro lo abbraccerei, se fosse possibile… perché non c’è più. Era… è Massimo Troisi.

Il suo ultimo film Il Postino mi è entrato nel cuore. È una perla… un diamante incastonato insieme agli altri in un diadema poetico. Ne parlo mettendolo al 4° posto, ma è un 4° posto particolare perché in fondo, pensandoci, riflettendoci… ha tante cose in comune con i primi tre film che ho nel cuore. Poi vi spiegherò il perché se mi farete compagnia nella lettura di quanto sto scrivendo.

Il film è tratto dal romanzo Ardiente Paciencia del cileno Antonio Skármeta, pubblicato in Italia col titolo Il Postino di Neruda. Interpretato da Massimo Troisi e da lui diretto insieme al regista Michael Radford, è un film del 1994 e nel 1996 la struggente colonna sonora di Luis Bacalov vinse il premio Oscar! Entriamo nell’atmosfera dolcissima del film ascoltandola in un’esecuzione live dell’autore con un clic sulla locandina.

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Nel film Massimo interpreta Mario Ruoppolo, un umile disoccupato, un uomo solo e semplice che vive in un’isola del nostro Sud dove suo padre fa il pescatore. Il film inizia con una scena in un cinema e sullo schermo scorrono immagini in bianco e nero… questo già mi ricorda qualcosa… :o) In platea è seduto anche Mario che segue un cinegiornale che parla del poeta cileno Pablo Neruda, interpretato da Philippe Noiret… che mi ricorda di nuovo qualcosa… :o) Si parla di comunismo, di esilio, di poesie d’amore… che da sempre affascinano le donne. A Mario si illuminano gli occhi alla notizia che il poeta esiliato soggiornerà sulla sua isola.

Trova lavoro nell’ufficio postale perché serve un postino che in bicicletta porti lettere, pacchetti e telegrammi al grande Neruda che andrà ad abitare con la moglie in una casa un po’ lontana. Il colloquio per l’assunzione è proprio alla Troisi… il datore di lavoro gli chiede se sa leggere e scrivere e lui: “so leggere e scrivere… senza correre però…” :o)

Neruda… il poeta amato dalle donne e dal popolo… Mario ne resta affascinato, ammirato. Inizialmente, timido com’è, ne prova soggezione, poi ne diventa amico e i due iniziano a parlare spesso di poesia quando Mario pedalando pedalando gli porta la corrispondenza e si ferma a dialogare un po’ con lui. A pedalare, per di più in salita, è una controfigura di Massimo Troisi, ormai già gravemente malato… Tanta poesia, tanto amore e anche un bel po’ di ideali fra le righe di questo film… se lo conoscete e lo avete amato vi farà piacere ripercorrerne la storia e rivederne alcune scene. Se non lo conoscete non perdetelo… forse alla fine del mio racconto vorrete vederlo al più presto. Non privatevi di questo capolavoro. Non è solo un film, è una Poesia!

Pablo Neruda durante una delle loro chiacchierate, gli parla di metafore, ma Mario non sa cosa sia una metafora e con un candore straordinario scopre grazie al suo nuovo amico che la metafora è un nome complicato che in realtà nasconde una cosa semplice. Infatti Pablo gli dice: “Quando la spieghi, la poesia diventa banale. Meglio di ogni spiegazione è l’esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia a un animo predisposto a comprenderla”.

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In un’altra scena Pablo e Mario sono seduti in riva al mare e il poeta gli recita una sua poesia. Mario confessa di essersi sentito ondeggiare come una barca sbattuta dalle sue parole. Neruda gli rivela che ha appena creato una metafora. Mario si stupisce ed è tanto contento di essersi scoperto capace di ciò e riuscirà in seguito anche a dare consigli poetici a Pablo definendo “tristi” le reti dei pescatori dell’isola, termine che al poeta piace molto.

Mario resta colpito dalla personalità e dalle parole del poeta non riuscendo a non pensare alla poesia ogni giorno di più, e gli piacerebbe tanto diventare un poeta perché potrebbe far innamorare le donne. Nel frattempo lui si è innamorato di Beatrice, interpretata da una giovanissima Maria Grazia Cucinotta, e non sa come parlarle d’amore e così chiede aiuto al famoso poeta che non conosce la ragazza e gli chiede di descriverla… Il dialogo che ne segue, con Pablo che a proposito di Beatrice cita Dante e gli parla di una malattia chiamata amore e Mario che cade dalle nuvole e non vuole assolutamente guarire, è di una tenerezza e ingenuità infinita, disarmante… Mario non riesce a spiegarsi… com’è la sua Beatrice?… non trova le parole… e allora tira fuori da una tasca una pallina di un calcetto balilla. Una pallina che durante una partita con Beatrice lei si era messa maliziosamente in bocca per gioco facendolo definitivamente innamorare. Senza rendersene conto Mario sta già “scrivendo” la sua prima poesia d’amore… per me quella pallina ne è un verso. Pablo gli regala un quaderno per scrivere poesie e intanto Mario legge anche le poesie di Neruda e impara a recitarne i versi alla sua Beatrice che ne resta affascinata… la poesia non è di chi la fa, ma di chi la usa…

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E così si incoraggia e si mette anche lui a scrivere poesie…

 

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Il postino e il poeta non parlano solo di poesie d’amore e un giorno Neruda gli racconta la storia di un minatore che ha conosciuto in Cile e che gli disse: “dovunque andrai racconta questi tormenti”. Pablo ha sentito il bisogno di scrivere non solo poesie d’amore, ma anche di raccontare nei versi qualcosa che accompagnasse la lotta degli uomini e che fosse la poesia dei maltrattati. All’amicizia, all’amore per la poesia si unisce anche una condivisione di ideali. Mario e Pablo sono davvero molto legati ormai, tanto che il poeta sarà il suo testimone di nozze quando si sposerà con Beatrice, nonostante l’opposizione del parroco che sconsiglia la giovane coppia in tal senso perchè Neruda è comunista…  Proprio durante la festa di nozze Pablo apprende con gioia che può tornare in Cile.

Alla sua partenza lascia alcuni oggetti nella casa sull’isola. Poi Mario glieli farà avere in seguito. I due si abbracciano… che bell’abbraccio! La contentezza di poter tornare in patria si mescola alla tristezza di dover lasciare un grande amico e una splendida terra… uno splendido mare. A Mario dispiace proprio molto che lui se ne vada e dopo la partenza il tempo passa e purtroppo Pablo non si fa più vivo. Mario non fa che pensare alla loro bella amicizia, non smette di stimarlo e di ammirarlo e lo giustifica dicendo: “perché dovrebbe ricordarsi di me? Come poeta? Non valgo niente. Come postino? Come comunista?…”. Un giorno arriva una lettera dal Cile. Spera che sia per lui da parte di Pablo, ma invece è una formale richiesta della segreteria del poeta per l’invio degli oggetti lasciati sull’isola.

Mario nella casa trova un registratore, quel registratore con le loro voci… quando Pablo gli chiese di citare una delle meraviglie dell’isola e lui rispose: “Beatrice Russo”. Gli viene un’idea e usa il registratore per registrare i rumori della sua isola per esaudire il desiderio del suo amico e raccontargli le cose belle di quella sua terra… lo fa e ad ogni rumore assegna un numero e una descrizione. La scena è imperdibile, seguitela passo per passo, via via che lui registra e cataloga i rumori…

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N° 1 – Onde della cala di sotto. Piccole

N° 2 – Onde grandi

N° 3 – Vento della scogliera

N° 4 – Vento dei cespugli

N° 5 – Reti tristi di mio padre

N° 6 – Campana dell’Addolorata, con prete.

N° 7 – Cielo stellato dell’isola

Mentre registra il rumore del cielo stellato lo ammira ed esclama “Bello però… non me n’ero mai accorto che era così bello…”.

N° 8 – Cuore di Pablito (il bimbo che aspetta con Beatrice)

Questa è la più bella poesia del dolcissimo postino Mario Ruoppolo, con versi che si sublimano nell’immensità poetica di quel cielo stellato e che sorridono nel vitale e innocente cuoricino di un bambino.

Dopo un lungo silenzio, 5 anni dopo, Pablo Neruda e sua moglie tornano sull’isola a trovare Mario e Beatrice, ma trovano solo lei e il piccolo Pablito. Mario è morto prima della sua nascita, ma ha lasciato la registrazione che Beatrice non ha più spedito per tenerla con sé per ricordo. La fa ascoltare a Pablo, è un regalo per lui… nel nastro Mario gli dice che gli ha lasciato tanto in dono, che ha scritto una poesia dedicata a lui e se non l’avesse conosciuto non sarebbe mai riuscito a scriverla.

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Il film ormai sta per finire e si vedono le scene di una manifestazione comunista, mentre il compagno Mario Ruoppolo viene invitato a leggere la poesia dedicata al poeta Pablo Neruda fra gli applausi dei presenti, ma scoppiano disordini e… e il foglio cade a terra. Il film finisce mentre Pablo commosso passeggia sulla spiaggia. Davanti il rumore del mare. Dietro la scogliera. Alla fine appare una dedica bianca sullo schermo nero: “Al nostro amico Massimo”.

Massimo Troisi morì 24 ore dopo la fine delle riprese de Il Postino, il suo capolavoro, il suo testamento poetico e politico. Come ho anticipato all’inizio considero questo film… questa poesia… qualcosa che può riassumere i primi tre film che ho nel cuore. C’è l’amore per la poesia che troviamo in quell’elogio alla libertà di espressione e alla creatività che è L’attimo fuggente, il candore, l’ingenuità e la spontaneità dell’intenso protagonista de La leggenda del Pianista sull’Oceano, e infine c’è quel regalo postumo fatto a un grande amico, quella registrazione di rumori dell’isola, così simile a quella pellicola piena di baci che si accorda con una musica infinita e rende sublime l’ultima scena di Nuovo Cinema Paradiso. E così il cerchio si chiude in maniera splendida e perfetta, come un abbraccio immenso, e pensando a questo cerchio facciamoci di nuovo accompagnare dalle dita che sulla tastiera di un pianoforte suonano ancora la colonna sonora de Il Postino. Con un gesto semplice come era semplice Troisi… un clic su questa sua foto…

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Massimo va ringraziato per averci regalato un’emozione capace di svelare la sua poesia agli animi predisposti a comprenderla. Ma va ringraziato anche di essere stato esattamente come è stato. Unico, inimitabile e indimenticabile.

Un paio di amici, fra i tanti, gli hanno reso omaggio in maniera speciale. Pino Daniele, con il quale ha condiviso diversi momenti della sua vita scrivendo insieme anche alcune canzoni, lo ricorda così…

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Il secondo è Roberto Benigni, l’altro attore a cui voglio bene e che vorrei prendere in braccio.  Gli ha dedicato questa poesia che conclude il mio post con il quale, a modo mio, ho abbracciato Massimo Troisi. 

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Il Postinoultima modifica: 2007-11-11T16:48:00+01:00da riccarda63
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2 pensieri su “Il Postino

  1. Hai realizzato, un post …bellissimo.
    Il film racchiude in se cose che condivido con te da quando ci siamo conosciute…per 1° la Poesia, ed è stata proprio una tua Poemia a farmi legare a te…considerantoti a tutto oggi Sorella e amica speciale , allora ti scrissi :”Scusa ma Anima triste … è anche un pò mia” !!!
    GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!
    a.

  2. C’è anche un altro filo che lega i 4 film di cui ho parlato finora.
    E’ l’Amicizia.
    Grazie a te delle belle e sincere parole del tuo commento :o)
    Riccarda

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