Binari genetici

Franco non aveva mai volato in vita sua, ma di chilometri ne aveva fatti a migliaia. Certo non sfidando la forza di gravità. Semmai quella centrifuga, nelle curve, ma saldamente incollato a binari d’acciaio. Veloce. Certo non come un aereo. Come un treno.

0d066a649fcd712737db212674cb298c.jpgIl tempo aveva trasformato quei binari. Suo padre Romolo li aveva faticosamente percorsi tutto sporco di carbone, attorcigliati come una spirale di DNA, e parallelamente Franco li aveva ereditati. Il progresso li ha via via distesi e resi sempre più veloci, anche grazie a lui. Era un ingegnere che ha dedicato tutta la sua vita lavorativa alle Ferrovie, ed era anche “pilota di treni” e quindi sapeva condurli sia prendendo decisioni importanti dal suo ufficio che materialmente ai comandi di una locomotiva.  Due binari che viaggiavano paralleli.

Trasmise quel codice parallelo anche a suo figlio Stefano che presto iniziò a sfrecciare su binari509f6182399c1f0b8deeca43a0ca47a9.jpg d’acciaio sempre più moderni e veloci e lo sta facendo ancora.

Quando Franco seppe che sarebbe dovuto partire prima del previsto per un viaggio mai fatto prima, pensò di lasciare un disegno. L’occasione si presentò quando il suo nipotino Michele gli chiese di farlo. Ancora la partenza non era imminente, c’era tempo e c’erano le forze per disegnare. E allora quella volta con il pennarello si staccò dai binari, vinse la forza di gravità e disegnò un aereo.

Nel tempo seguente quel disegno ispirò colori e scarabocchi al piccolo Michele. Forse pensava che il nonno gli avesse costruito una macchina per volare e lui volava colorando la fusoliera, le ali, l’aria circostante… Poi un altro giorno Michele chiese al nonno di fargli un altro disegno. Ma non c’era più tempo. Non c’era più forza neppure per fare un disegno a un bambino.

Dopo due giorni Franco volò via. Era il 1° Febbraio 1994 e partì per quel viaggio mai fatto prima viaggiando su binari sconosciuti. Altrove.

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A sua figlia Franco ha trasmesso i suoi binari in maniera diversa e lei se ne sente avvolta come in una spirale di DNA. Lei li ha trasformati in righe su cui scrivere correndo con la sua penna. Come se fosse un treno.

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Con le parole corre veloce. Ne mette in fila come vagoni per chilometri. A migliaia. Con i pensieri riesce anche a volare ed anche nella realtà ha volato, vincendo la forza di gravità, e ogni volta che sente il rumore, il fischio o l’odore di un treno prova una sensazione difficile da spiegare… la potenza, una direzione, una guida, una sicurezza, e insieme tanta nostalgia di ciò che non è più e il tenero ricordo di quando da bambina vide per la prima volta il fumo bianco di una locomotiva a vapore e chiese a suo padre: «Babbo, ma fa il fumo bianco quando ci mettono dentro il carbone bianco?».

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Franco era mio padre e a lui è dedicata ogni parola, ogni virgola, ogni spazio, ogni immagine, ogni silenzio e ogni treno in transito della categoria “Binari” di questo blog.

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