Il silenzio

            Era giovane. Verde sottile vibrante di speranza nel vento d’alta quota. Nato ingenuo fra la vecchia roccia immobile, piccolo filo d’erba, non conosceva il passato della montagna, anziana piena di ricordi.    

            Ignorava il passato del mondo, padre delle montagne partorite dalla crosta terrestre che, materna, le ha pazientemente innalzate per miliardi di giorni. Creature nate da una guerra di spazio, cresciute grazie ai terremoti e al fuoco dei vulcani, le montagne hanno sofferto anche i conflitti dell’uomo. Ma il piccolo filo non sapeva cos’era stata la guerra del fuoco dei primitivi e nemmeno le lotte fra le civiltà della storia.

            La sua innocenza non conosceva il fuoco dei cannoni e delle mitragliatrici e non era stata bruciata dalle fiamme delle bombe. I suoi sogni non erano incubi nel fango delle trincee, prigioni di giovani anime pietrificate dal gelo o striscianti nel dolore. 

            La sua linfa scorreva ignara che sulle montagne fossero state versate tante lacrime da erodere il terreno già graffiato a sangue da una crudeltà che ha sbriciolato le rocce, bruciato i germogli e strappato le radici degli alberi, torturato le foglie e i rami versando la loro linfa rossa ancora calda nella terra vampira che non l’ha più restituita.

            Da lassù il filo d’erba poteva guardare il cielo e immaginare il Paradiso non sapendo che in passato su tavole di roccia di montagna furono scolpite le leggi divine violate dagli uomini tante volte fino a uccidere l’Uomo, che sulla montagna aveva beatificato gli umili, incoronandolo di spine e inchiodandolo alla sofferenza. Anche le montagne nella storia del tempo furono inchiodate di croci e incoronate dal demone della guerra con cespugli infernali di filo spinato, ma questo lui non lo sapeva. 

            Viveva nella pace alta fresca limpida, una pace desiderata e amata dalle montagne, unico sollievo nei ricordi orrendi, ricerca di conforto nel silenzio, speranza che quel dolore non ritorni, bisogno di dimenticare, ma speranza che l’uomo no, non osi scordare le foto marroni di mamme e fidanzate lontane, sottane lunghe sfumate di polvere e schizzate di sangue nelle tasche dei ragazzi soldati.

            E così, dalla valle, una tromba suona le note del Silenzio per ricordare e insegnare. Il piccolo filo d’erba, verde sottile tremante nella brezza della sera sempre più invisibile per lasciar posto alla nebbia, ascolta salire dalla valle quella musica bellissima e triste e, piano piano, conosce, capisce, cresce e soffre, mentre una lacrima d’umido gli scivola addosso fino a cadere sulla terra di montagna, vittima di guerra, che la beve ancora, in silenzio.

901fc276a9635605c564d520d6918b6f.jpg

Questo mio breve racconto ha partecipato nel 2004 al Premio letterario Il Molinello (Rapolano Terme – SI) ed è stato inserito nell’Antologia Voci dell’anima.

Di stella è il tuo silenzio

d914312b29da8e846d514fefee4b61c2.jpg

 

 

 

 

 

 

Mi piaci silenziosa, perchè sei come assente,

mi senti da lontano e la mia voce non ti tocca.

Par quasi che i tuoi occhi siano volati via

ed è come se un bacio ti chiudesse la bocca.

 

Tutte le cose sono colme della mia anima

e tu da loro emergi, colma d’anima mia.

Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima

ed assomigli alla parola malinconia.

 

Mi piaci silenziosa, quando sembri distante.

E sembri lamentarti, tubante farfalla.

E mi senti da lontano e la mia voce non ti arriva:

lascia che il tuo silenzio sia il mio silenzio stesso.

 

Lascia che il tuo silenzio sia anche il mio parlarti,

lucido come fiamma, semplice come anello.

Tu sei come la notte, taciturna e stellata.

Di stella è il tuo silenzio, così lontano e semplice.

 

Mi piaci silenziosa perché sei come assente.

Distante e dolorosa come se fossi morta.

Basta allora un sorriso, una parola basta.

E sono lieto, lieto che questo non sia vero.

 

                                                      Pablo Neruda