Era delicato come un alito tenue su piume di capelli neonati, peluria di velluto innocente cullata da una fragranza materna di latte e di talco, ed entrò così, come una farfalla in punta di ali, ma sapeva di poter essere anche deciso e forte come un soffio fresco sul bruciore di un ginocchio graffiato o come aria di ventaglio sul viso accaldato, oppure vanitoso sulle unghie lucide di smalto.
S’incontrò con un soffio d’aria stufa, piena di sbuffi come una pentola sul fornello acceso, ma preferì unirsi a un respiro pieno d’ansia che appannava il vetro nell’attesa di sognare i sospiri di quando si ama ed il cuore soffia rossore sul viso. Poi il soffio d’aria calda uscì da uno spiraglio fra i vetri, attratto dai petali dei fiori sul davanzale e libero di volare nel tramonto e nella bellezza della sera.